Scuole chiuse fino al 31 gennaio, firmata l’ordinanza
4 gennaio 2021 – Il 7 gennaio, almeno i più piccoli, tornano a scuola.
E questa è l’unica certezza: confermata la ripresa delle lezioni per elementari e medie, mentre per la riapertura delle superiori – a soli tre giorni dal D-day.
La situazione è parecchio confusa: si attendono i dati del monitoraggio dell’8 gennaio dalla Cabina di regia, che decreteranno anche il nuovo colore delle regioni.
In teoria era prevista una ripresa quasi normale dal 7 per tutti, con lezioni in presenza al 50% alle superiori, ma qualcosa non ha funzionato, nella pianificazione del rientro in sicurezza.
Le Regioni vanno in ordine sparso. Per dire: in Veneto Zaia annuncia che le superiori rientreranno in presenza il 31 gennaio.
Stessa linea di Fedriga in Friuli Venezia Giulia, mentre la Valle d’Aosta potenzia il servizio di trasporto pubblico in vista della ripresa delle lezioni e per i controlli anti-assembramento coinvolge anche gli alpini. In questo clima di incertezza c’è chi pensa di soprassedere, come le March.
L’ipotesi è di tenere le scuole chiuse il 7 gennaio.
Molti territori si stanno comunque organizzando per il rientro: nel Lazio il direttore dell’Ufficio scolastico ha stabilito che, grazie a un incremento del trasporto pubblico, il 60% degli studenti che frequenteranno in presenza entreranno alle 8.00, mentre il rimanente 40% entrerà alle 10.00.
In Toscana si sta facendo il punto sulle azioni in campo per riportare i ragazzi in presenza.
È pronta anche l’Emilia Romagna, mentre in Campania il governatore De Luca ha annunciato da giorni un rientro ‘a tappe’ dal 7 fino al 25 gennaio. In Puglia la Regione intende continuare a dare la possibilità agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado di scegliere la didattica a distanza anche dal 7 gennaio.
In generale i tavoli prefettizi hanno portato ad un potenziamento del numero e delle corse dei mezzi pubblici, e dato il via libera a lezioni di 50 minuti e ingressi scaglionati in vari orari della mattinata

Le dinamiche politiche
Il premier Conte sostiene la ministra Azzolina nel volere la ripresa delle lezioni, ma da più parti si chiede il rinvio all’11 o al 18 gennaio.
I numeri alti del contagio preoccupano i governatori, soprattutto al sud, e i segnali di una crisi di governo.
Che da giorni si rincorrono – con voci secondo le quali potrebbe saltare anche la poltrona della ministra dell’Istruzione .
Rendono più debole il governo anche nei confronti dei presidenti delle Regioni.
Che nonostante le indicazioni governative tendono poi con loro ordinanze a decidere i destini della scuola.
Regioni divise e possibile rinvio
I presidenti di Friuli, Lombardia, Trentino, Sardegna, Calabria, Umbria e Veneto – dopo una riunione con Salvini – scrivono:
Come governatori abbiamo fatto tutto ciò che era necessario in tema di sicurezza.
Per i trasporti in accordo con i prefetti, ma restano molte criticità sul contenimento della pandemia”.
Da parte loro i sindacati della scuola chiedono di rinviare la riapertura, sostenendo che tornare in classe il 7 sia troppo rischioso.
Anche numerosi esponenti del Pd chiedono di evitare il rientro a scuola.
Se non è sicuro”, mentre i presidi chiedono di evitare “turnazioni dannose per l’organizzazione di vita e di studio dei ragazzi.
Llimitando al massimo l’ampiezza degli scaglionamenti.
Per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università statale di Milano.
La scuola, in via indiretta, facilita i contatti”, quindi, “alla luce degli ultimi dati la cautela è necessaria e serve una diminuzione degli ingressi, che vanno rigorosamente scaglionati”.
E ancora:
Siamo animali sociali, ma è necessaria la responsabilità personale”.
Tanto più che, con i numeri attuali “il tracciamento dei casi non è più possibile”.
Abbiamo quindi bisogno, ha concluso, “di una veloce campagna vaccinale in breve tempo.
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